Habermas: il populismo cresce perché la sinistra non lotta più contro le diseguaglianze
La riflessione del filosofo tedesco: occorre dare una forma socialmente accettabile alla globalizzazione economica
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Il filosofo tedesco Jurgen Habermas
globalist16 marzo 2017
Parole che andrebbero ascoltate e sulle quali meditare: "Come è stato possibile giungere a una situazione nella quale il populismo di destra sottrae alla sinistra i suoi stessi temi?". Un interrogativo posto dal filosofo tedesco Jurgen Habermas, in un'intervista a MicroMega: "Solo una marginalizzazione tematica potrebbe togliere l'acqua al mulino del populismo di destra". "Ci si deve chiedere perché i partiti di sinistra non vogliono porsi alla guida di una lotta decisa contro la disuguaglianza sociale, che faccia leva su forme di coordinamento internazionale capaci di addomesticare i mercati non regolati", ha affermato Habermas, secondo il quale "l'unica alternativa ragionevole" allo status quo del "capitalismo finanziario selvaggio" e al nazionalismo "è una cooperazione sovranazionale capace di dare una forma politica socialmente accettabile alla globalizzazione economica. L'Unione europea una volta mirava a questo, l'Unione politica europea potrebbe ancora esserlo".
"I partiti che riservano attenzione al populismo di destra, piuttosto che disprezzarlo, non possono aspettarsi poi che sia la società civile a mettere al bando slogan e violenze di destra", afferma. Nella sua analisi, si sofferma su quello che definisce "l'egomane Trump", che "con la sua disastrosa campagna elettorale" ha portato alle estreme conseguenze "una polarizzazione che i repubblicani, a tavolino e in modo sempre più sfacciato, hanno alimentato fin dagli anni Novanta; lo ha fatto però in una forma tale da far sì che questo stesso movimento alla fine sfuggisse totalmente di mano al Grand Old Party, che è pur sempre il partito di Abraham Lincoln. Questa mobilitazione del risentimento ha espresso anche le tensioni sociali che attraversano una superpotenza politicamente ed economicamente in declino".
"I partiti che riservano attenzione al populismo di destra, piuttosto che disprezzarlo, non possono aspettarsi poi che sia la società civile a mettere al bando slogan e violenze di destra", afferma. Nella sua analisi, si sofferma su quello che definisce "l'egomane Trump", che "con la sua disastrosa campagna elettorale" ha portato alle estreme conseguenze "una polarizzazione che i repubblicani, a tavolino e in modo sempre più sfacciato, hanno alimentato fin dagli anni Novanta; lo ha fatto però in una forma tale da far sì che questo stesso movimento alla fine sfuggisse totalmente di mano al Grand Old Party, che è pur sempre il partito di Abraham Lincoln. Questa mobilitazione del risentimento ha espresso anche le tensioni sociali che attraversano una superpotenza politicamente ed economicamente in declino".
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