La nostra storia
La nascita di Comunisti Sinistra Popolare, poi-
col Congresso del Gennaio 2014 –PARTITO COMUNISTA, nasce nel Giugno 2009 con
l’espulsione di Marco Rizzo dal Pdci e con l’immediata costituzione di un gruppo
organizzato di compagni. Le origini ideologiche e politiche sono quelle che
fanno riferimento all’area politica del leggendario organizzatore del PCI nella
Resistenza, Pietro Secchia e poi ancora alla storia di Interstampa, dei Centri
Culturali Marxisti e della cosiddetta corrente filosovietica del PCI del
controverso Armando Cossutta che, nel complesso incontro/scontro con quei
prestigiosi dirigenti “secchiani” (Alberganti, Vaia, Bera, Ricaldone, Cassinera
ed altri) costituì negli anni ‘80 le fondamenta per tenere aperta la questione
comunista in Italia (col tentativo poi fallito di Rifondazione e del Pdci).
Alcuni compagni, tra cui Marco Rizzo a Torino, iscritti in quel periodo al PCI
rimanendo fortemente critici verso i “cedimenti ideologici ed anche concreti
della linea del PCI” iniziarono a svolgere attività politica presso la rete dei
Centri Culturali Marxisti , a partire da”Mondo Nuovo” di Torino, luogo di
riunioni e seminari politici e culturali che riuniva membri del Partito Comunista
Italiano ad altri esponenti provenienti dall’estrema sinistra.
Quest’area costituì di fatto l’ossatura della battaglia di opposizione interna
al PCI e quella preparatoria alla fondazione di Rifondazione Comunista.
Durante il primo periodo di vita di Rifondazione
Comunista, quest’area mosse sempre battaglia contro i tanti processi di
“eterodirezione” del PDS e dei DS nei confronti di questo tentativo di tenere
aperta la questione comunista in Italia. Non è un caso infatti che Marco Rizzo
fu al centro di quelle battaglie, dal ‘dimissionamento’ del primo segretario
Sergio Garavini nel 1993 (che aveva acceso una forte polemica con Rizzo, allora
segretario della federazione di Torino, reo di non avere fatto l’accordo
unitario alle elezioni comunali dove però Rifondazione Comunista arrivò al 14.5%
superando il Pds) allo scontro coi Comunisti Unitari di Magri e Castellina che,
dopo aver votato nel 1995 per il Governo Dini, abbandonarono il partito e tutti
gli incarichi di Direzione (Rizzo divenne in quell’occasione coordinatore della
Segreteria Nazionale).
In quel periodo prese purtroppo corpo la
metastasi politica di Bertinotti e la sua totale abiura della storia e
tradizione comunista fino al 1998 dove, durante la rottura definitiva fra Cossutta e Bertinotti, quest’area
politica, a cui si aggiungono Monica Perugini a Mantova ed altri, partecipa alla
nascita del Partito dei
Comunisti Italiani. Secondo Marco Rizzo:«in quel caso il motivo scatenante
fu la crisi del governo Prodi, ma per il sottoscritto e qualche altro compagno
la “molla” è stata il processo di decomunistizzazione di Rifondazione messo in
atto da Bertinotti, che oggi si legge a lettere ben più chiare».
La guerra nel Kossovo segna poi l’inizio
dell’incrinatura del rapporto tra Rizzo (che tentò inutilmente di opporsi,
praticando successivamente una severa autocritica su quel periodo) e Diliberto e
Cossutta.
Nell’ambito internazionale risulterà poi
fondamentale la conoscenza di altre esperienze comuniste, a partire dal rapporto
coi compagni del KKE, durante la permanenza al Parlamento Europeo dal 2004 al
2009 .
Col pessimo governo di centrosinistra del 2006 in cui partecipano
direttamente sia Rifondazione Comunista che il Pdci, all’interno di
quest’ultimo, iniziano ad emergere posizioni critiche nei confronti dell’operato
del partito e del suo gruppo dirigente. Attorno a Marco Rizzo, unica voce
critica nell’allora segreteria del PdCI, si forma un’area politica
(Alessandro D’Alessandro a Palermo, Canzio Visentin a Ravenna, Michele Giambarba
a Campobasso, Antonino Mosaico a Brindisi, Denis Valente a Forlì, Pasquale
Costantino Levote e Franco Adamo a Cosenza, Alessandro Mustillo tra i giovani )
che rivendica la necessità di rivedere il rapporto con il centrosinistra e di
lavorare per l’unità delle forze comuniste ed anticapitaliste, in una
prospettiva totalmente alternativa alle logiche bipolari della Seconda
Repubblica.Fra l’8 e il 10 ottobre 2007 i sindacati sottopongono a referendum il protocollo sul
welfare del 23 luglio. La
sera dell’8 dagli studi di Porta a Porta su Rai1, Marco Rizzo parla di
«referendum finto» perché ha le prove che c’è chi ha votato più volte. Ne
nascerà un vespaio di polemiche contro il Pdci. Diliberto più cauto non smentirà
Rizzo, ma spiegherà che «il nostro allarme lo abbiamo lanciato perché il
referendum avvenga in modo cristallino, non vedo lo scandalo». Il referendum
sarà vinto dai favorevoli all’accordo: su 5.041.810 di voti validi, i sì sono
4.114.939 voti(81,62%) contro i 926.871 dei no.
Ma ancora l’11 ottobre Rizzo sarà duro ricordando
che «In tutto questo parlare nessuno ha spiegato i contenuti del protocollo.
L’accordo in questione alza l’età pensionabile e solo per i primi 18 mesi è
migliore della Legge Maroni. Dal giugno 2009 al dicembre 2010, infatti prevede
le stesse condizioni dal punto di vista dell’età pensionabile, e dal 2011 è
addirittura peggiore». Nonostante ciò la grande manifestazione comunista del 20
ottobre vuole essere l’occasione per convincere il governo a modificare
quell’accordo secondo alcune ‘desiderata’ della sinistra. Per Diliberto «la
manifestazione del 20 vuole rappresentare uno stimolo per il governo affinché
tenga conto di un disagio sociale che esiste».
Alla manifestazione aderiscono Pdci e Prc
con il dissenso di Sinistra
Democratica e Verdi, e ci
saranno in piazza un milione di persone. A distanza di anni Marco Rizzo non
smetterà di ricordare come Diliberto «mentre votava per la riforma delle
pensioni, chiedeva che la salma di Lenin venisse in Italia. (…) Il modo peggiore
di difendere il comunismo, perché da una parte ci si rende ridicoli e dall’altra
parte non si difendono le ragioni della solidarietà e della giustizia sociale,
che sono proprie del comunismo». Il successo del 20 ottobre ha dato invece la
spinta definitiva per varare la Sinistra Arcobaleno
il 5 dicembre 2007, che nasce
male, tra mille maldipancia di molti comunisti.
Rizzo ha sempre mantenuto un profilo molto
critico verso l’alleanza dell’Arcobaleno
e non ha partecipato alla sua assemblea costitutiva dell’8 e 9 dicembre 2007, esprimendo nettamente la
propria contrarietà alla scelta di presentare un simbolo elettorale privo della
falce e martello.
Rizzo è ormai individuato dai più come il leader della sinistra del Pdci e si fa portavoce di tutte le
insoddisfazioni comuniste verso il governo e il processo unitario a sinistra che
pure ritiene necessario per rilanciare i comunisti. Del resto già tre
mesi prima aveva avvisato che «l’unità a sinistra si deve fare sui contenuti. Se
non c’è, allora è chiaro che occorre qualcos’altro. La sinistra, quella vera,
non può essere altro che antiliberista e anticapitalista. Chi non è d’accordo
vada nel Partito Democratico».
Nel dicembre dello stesso anno esce il suo libro
Perché ancora comunisti. Le ragioni di una scelta, edito da Baldini Castoldi
Dalai. In questo contesto il 19 dicembre, con una lettera aperta a
Diliberto, 24 membri del Cc e diversi altri dirigenti locali, chiedono «di
riconsiderare il giudizio su Prodi e di ritirare quindi la nostra delegazione
dal governo, nonché di discutere la nostra presenza in un soggetto che, per ora
non ha alcun profilo politico di classe, né tanto meno un “cuore” e sta
assumendo invece le sembianze di una “dépendance di sinistra” del Pd». Una
posizione in contrasto frontale con la segreteria nazionale.
Nel 2008 si va ad elezioni anticipate:
alle fine delle consultazioni
la lista Arcobaleno, ferma al 3,1% dei voti, non supera la soglia di sbarramento
del 4% e rimane fuori dal Parlamento.
Per Rizzo è la conferma del fallimento dell’Arcobaleno e dell’esigenza di una
nuova soggettività comunista. Traccia subito lo
schema di riflessione del Pdci
per il prossimo futuro: «tre sono i cardini della discussione che,
schematicamente, si dovrebbero affrontare affrontare: [1] Una nuova riflessione
e pratica dell’antimperialismo nell’era della globalizzazione capitalistica, sia
nei confronti di quello americano, dominante, che di quello europeo, nascente.
[2] L’alternatività all’americanizzazione della politica e quindi al Partito
Democratico, appunto per una alternativa di sistema e di società. [3] Una nuova
soggettività dei comunisti, cui possano partecipare tutte e tutti coloro che
intendono impegnarsi per il superamento di questo modello di società, al di là
delle attuali, e certo non autosufficienti, organizzazioni di appartenenza»
Viene dunque delineata l’idea di un nuovo partito
comunista fortemente
alternativo al PD
e dall’identità comunista marcata quanto rinnovata. Il 17 aprile 2008, viene lanciato da circa 100
comunisti fra personalità di cultura un appello per riunificare i comunisti
ovunque collocati . Rizzo lo definirà «un ottimo appello». Alla Direzione
Nazionale del 18 aprile Diliberto si presenta
dimissionario ponendo la fiducia sulla sua relazione. Il segretario e Rizzo non
sono però concordi sul passato. Diliberto ottiene la fiducia, ma Rizzo in
polemica non partecipa al voto. L’8 novembre 2008 viene presentato e promosso da
Rizzo il giornale on-line Proletari@
In vista delle elezioni
europee del 6 e 7 giugno 2009 nasce la Lista
Anticapitalista che racchiude Rifondazione, Comunisti Italiani,
Socialismo 2000 e, in
un primo momento, i Consumatori Uniti. Rizzo, pur apprezzando la giusta linea
dell’unità comunista, chiede un segnale di maggiore discontinuità rispetto al
passato e propone una «circoscrizione operaia», lasciare cioè a soli candidati
lavoratori o esponenti di movimenti una delle circoscrizioni sicure in caso di
superamento dello sbarramento elettorale con l’obiettivo di «eleggere almeno un
lavoratore dando così efficacia ai tanti richiami al far “contare” le classi
subalterne». L’appello, che raccoglierà l’adesione di alcuni membri nel PdCI, in
Rifondazione ed esternamente, rimarrà tuttavia inascoltato.
L’esito delle elezioni politiche vedrà la seconda
sconfitta, anche per questa nuova lista, ancora una volta sotto la soglia di
sbarramento del 4%. Dopo la sconfitta del 7 giugno, il PdCI convoca l’Ufficio Politico il
9 dove Diliberto si presenta dimissionario. Alla fine della riunione l’UP vota
contro le dimissioni con l’eccezione di Marco Rizzo che vota a favore. L’UP
emette un documento dove «ribadisce la fermezza della linea» e di procedere «con
determinazione nel processo di riunificazione» con PRC e Socialismo 2000. Il 13
giugno si riunisce la più ampia Direzione Nazionale dove in sostanza si replica
il clima dell’UP con Rizzo voce critica. Alcuni dirigenti del partito invocano
allora misure disciplinari contro l’ex europarlamentare perché in campagna
elettorale non avrebbe sostenuto la lista del partito, nonostante Rizzo fosse
candidato alle amministrative come sindaco di Collegno e presidente della
provincia di Grosseto.
Il 18 giugno,la situazione precipita. Sul sito di
Proletari@ appare una lettera aperta a Diliberto, nella quale alcuni dirigenti
del PdCI chiedono la
convocazione entro il 5 luglio del Comitato Centrale allargato ai segretari di
federazione e di sezione perché, si afferma: «crediamo sia necessaria una
riflessione profonda che coinvolga tutte le istanze del partito, a partire dalla
base». Il giorno dopo Rizzo è convocato per telegramma dalla Commissione
Nazionale di Garanzia a seguito di un ricorso della federazione di Torino. Il 22
giugno Rizzo viene ascoltato dalla CNG ed espulso. Le motivazioni
dell’espulsione vengono rese note il giorno successivo, il 23 giugno l’accusa è
di aver fatto campagna elettorale per le europee a favore dell’Italia dei Valori e in
particolare di un suo candidato, Gianni Vattimo.
Rizzo rilascia un’intervista al Corriere della Sera
e ad una conferenza stampa alla Camera dei Deputati,
nella quale spiega che sta per essere espulso. Secondo Rizzo la situazione «è
precipitata dopo che ho fatto notare a Diliberto che diverse iniziative
pubbliche locali da lui svolte nel tempo lo vedevano sempre “accompagnato” da un
volto noto della P2 di Licio Gelli: Giancarlo Elia Valori. Dal 2003 al 2007».
Rizzo contesta al segretario del PdCI Oliviero Diliberto la
partecipazione «a ben otto avvenimenti con quest’uomo (Elia Valori). Gli ho
chiesto chiarimenti in forma riservata per non nuocere all’immagine del partito
né alla campagna elettorale. Non ho ricevuto risposte plausibili, solo una
procedura di espulsione».
Il 3 luglio 2009 annuncia la fondazione del
movimento politico Comunisti
Sinistra Popolare. Il partito raccoglie diversi fuoriusciti dal PdCI, ma mira alla ricomposizione
dei comunisti e della sinistra ripartendo
da una presenza effettiva nei luoghi del conflitto sociale (entrano nel progetto
tra gli altri Alfonso Galdi a Roma, Giuseppe Doneddu a Sassari, Giuseppe Tulli a
Perugia ed Alberto Lombardo a Palermo). Lo slogan era infatti “Tornare tra la
gente, ripartire dalle lotte”.
Il neonato movimento ritiene che la sconfitta sia
avvenuta a causa dell’appoggio al governo Prodi II, alla
perdita di identità, valori e distacco dalla propria base sociale. Il movimento,
ormai costituitosi in partito, per affermare la propria diversità rispetto agli
altri partiti di sinistra non si presenta alle elezioni
regionali del 2010 e sceglie un simbolo quadrato e non rotondo, come i
partiti tradizionali, a simboleggiare anche visivamente una netta «inversione di
tendenza rispetto alle logiche elettoralistiche che purtroppo hanno permeato
anche la sinistra in questi anni».
Intanto la crisi economica fa sentire la sua
pressione ed esplode il caso della Grecia. Nel maggio del 2010 Comunisti Sinistra Popolare
risponde all’appello del Partito Comunista
Greco (KKE) che nei giorni precedenti aveva rivolto a tutti i lavoratori
europei l’invito a seguire la strada della mobilitazione Greca. Il KKE aveva
inviato il suo messaggio dal Partenone ad Atene, ed il 7 maggio un gruppo di
militanti di CSP compie un’azione a Roma al Colosseo, esponendo uno
striscione con la scritta “People of Europe rise up!” e srotolando dall’interno
dell’anfiteatro romano grandi bandiere rosse. «Non possiamo che essere al fianco
del popolo greco, vittima della speculazione e dei grandi interessi di potere a
livello globale – dichiara Rizzo – Con la speranza che al risveglio del popolo
greco faccia seguito quello del nostro paese. Parafrasando un vecchio slogan,
oggi in Grecia, domani in Italia.» Da quel momento in poi i rapporti fra CSP e
KKE si sono intensificati sempre più.
Il 21 gennaio 2012 il partito decide a larga
maggioranza di modificare il proprio simbolo aggiungendo la dicitura “Partito
Comunista” sotto la falce e il martello il simbolo di Comunisti Sinistra
Popolare. RIZZO: Il nuovo simbolo sarà alla testa delle lotte contro il governo
Monti, l’Unione Europea e la Nato. Sempre nel 2012 Marco Rizzo, ospite alla
trasmissione televisiva Matrix, per analizzare e discutere riguardo l’accordo
per la Grecia, strappa in diretta la copia dei Trattati Europei. Esce nello
stesso anno “Il Golpe Europeo”, nuovo libro di Marco Rizzo basato sull’aspra
critica al capitalismo
italiano ed europeo. L’autore così si sofferma su quella che, a suo avviso, è la
perdita della sovranità nazionale che abbiamo subito dalla UE. Inoltre il libro
funge parzialmente da manifesto del Partito, tracciando un’analisi sul “che
fare?” e sulla sua proposta politica.
Comunisti
Sinistra Popolare-Partito Comunista non ha partecipato alle elezioni
politiche del 2013, decidendo di
presentarsi solo all’estero ha presentato la lista nella Ripartizione Europa per
gli emigranti italiani: Senato 1.58% 7566 voti (interessante in Francia 2,98%
2100 voti) – Camera 1.35% 7073 voti. (vedi tabella del Ministero degli interni
allegata http://elezioni.interno.it/senato/scrutini/20130224/SJ1000.htm
). Inoltre alla falce e
martello viene cambiato di colore, da giallo a bianco, a causa di problemi
di registrazione del simbolo che era troppo simile a quello del PRC. CSP-Partito
Comunista si rifà ai principi del marxismo-leninismo e
si pone come obbiettivo il socialismo-comunismo. Il partito non
rinnega l’esperienza sovietica sotto Stalin, ma attribuisce il ruolo
di iniziatore del revisionismo e dello smantellamento del socialismo a Krusciov.
Marco Rizzo ha dichiarato che le elezioni saranno
“un momento di verifica del lavoro svolto e non una corsa alle poltrone”,
inoltre eventuali membri del partito eletti avranno uno stipendio operaio. Ha
dichiarato inoltre che le forme di rappresentatività istituzionale della
democrazia borghese vanno ‘usate’ solo per quello che sono e nulla più, in
riferimento al parlamentarismo che sarebbe un mezzo e non un fine per il
partito. Il 6 aprile 2013 si
chiamano a raccolta a Roma i partiti comunisti europei di ispirazione marxista-leninista,
che possiedono nel simbolo la falce e martello ed
esprimono rifiuto netto della socialdemocrazia.
Rispondono all’appello il Partito Comunista
Greco, il Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE), l’URCF
e il Polo
di Rinascita Comunista francesi, il Partito Comunista Russo dei Lavoratori
(RKRP), l’SKU ucraino, il Partito
Comunista di Turchia e il Partito
Comunista Ungherese dei Lavoratori, con la presenza degli ambasciatori della
Repubblica di Cuba, della Repubblica Bolivariana di Venezuela e della Repubblica
Democratica Popolare di Korea. All’assemblea partecipa anche il Fronte della
Gioventù Comunista-FGC. Non saranno presenti i partiti che hanno tolto la falce e martello dal
loro simbolo o avviatisi su politiche riformiste abbandonando quelle
rivoluzionarie; nessuno spazio quindi verrà riservato alla greca Syriza o al
Partito Comunista Francese, ma neppure agli italiani Rifondazione Comunista e
Partito dei Comunisti Italiani. L’assembla svolta per creare una rete comunista
internazionale si tiene all’insegna dello slogan ” Contro il capitalismo. Fuori dall’ Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Per il socialismo-comunismo!”. I Partiti
Comunisti presenti approvano e sottoscrivono un documento congiunto, aperto alle
adesioni da parte di altri Partiti Comunisti e Operai.
A Bruxelles, 1 ottobre 2013, CSP-Partito
Comunista partecipa all’ assemblea dei partiti comunisti d’Europa (sia di paesi
membri della UE, sia non membri o associati) convocata dal Partito Comunista
Greco. Dall’ assemblea nascerà una sorta di nuova Internazionale Comunista, ” L’
INIZIATIVA DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI ” con simbolo comune raffigurante un
operaio che spezza delle catene (simbolo della prima tessera del Partito
Comunista d’Italia). L’ Iniziativa sancisce così ufficialmente la cooperazione
internazionale stillando un documento sottoscritto da 29 partiti comunisti al
fine di studio ed analisi delle questioni europee e per il coordinamento delle
attività. L’iniziativa dichiara la propria distanza dal Partito della Sinistra
Europea, dichiarando invece di ispirarsi ai principi del socialismo scientifico.
Aderiscono : Partito del Lavoro d’Austria, Partito Comunista Operaio di
Bielorussia, Nuovo Partito Comunista di Gran Bretagna, Partito dei Comunisti
Bulgari, Unione dei Comunisti di Bulgaria, Partito Operaio Socialista di
Croazia, Partito Comunista in Danimarca, Polo della Rinascita Comunista in
Francia, Unione dei Rivoluzionari Comunisti (Francia), Partito Comunista
Unificato di Georgia, Partito Comunista di Grecia, Partito dei Lavoratori
Ungherese, Partito dei Lavoratori d’Irlanda, Comunisti Sinistra Popolare-Partito
Comunista (Italia), Partito Socialista di Lettonia, Fronte Popolare Socialista
di Lituania, Partito Comunista di Macedonia, Partito Comunista di Malta,
Resistenza Popolare (Moldavia), Partito Comunista di Norvegia, Partito Comunista
di Polonia, Partito Comunista Operaio Russo, Partito Comunista dell’Unione
Sovietica (Russia), Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (Serbia), Partito
Comunista di Slovacchia, Partito Comunista dei Popoli di Spagna, Partito
Comunista di Svezia, Partito Comunista di Turchia, Unione dei Comunisti di
Ucraina.
Col Congresso del 17/18/19 Gennaio 2014 rinasce
il PARTITO COMUNISTA in Italia, un punto di partenza per un lavoro difficile e
di lungo periodo.
Nel 2016, potendo
ormai contare su un discreto radicamento, il partito presenta sue liste alle elezioni
amministrative.A Torino, il Partito con candidato sindaco Marco Rizzo (oltre 3mila preferenze) ha ottenuto lo 0.89% dei voti. A Roma, con candidato sindaco Alessandro Mustillo (oltre 10mila preferenze ), ha ottenuto lo 0,83%.
Al Referendum costituzionale del 2016 si schiera per il No.
Il 21 e 22 Gennaio 2017 si è svolto a Roma il secondo Congresso Nazionale del Partito Comunista, con la rinnovata elezione all’unanimità con voto segreto, di Marco Rizzo alla carica di Segretario Generale.
*alcune parti del testo provengono da
Wikipedia.
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire